L’ultima lentezza
del volo del corvo che da basso
raggiunta quasi in verticale la posizione
del cielo sopra il ramo alto del cedro
lascia posare il suo corpo
e si assicura con le zampette
ergendosi a sentinella
fermo nel dondolio del ramo.
Ecco, io ora intendo dire
quell’ultima lentezza del mantello
delle ali che silenzioso
si sfoglia finalmente
prima di richiudersi
e fascicolarsi tutto torno al corpo
fermo e affusolato nella veglia
sul ramo, fermo
del cedro
dondolante.
Io,
quando vedo quel gesto silenzioso
che rallenta e si impone
nel quadro del cielo che tutta impegna
la mia finestra ai prossimi stupori
lo so,
lo so così bene che sono nato
per tutto questo e subito, ricordo
immediatamente tutto
perché le idee sono la luce
debole del cosmo e la materia
sottile che nutre, intesse, lega,
partecipa e significa tutto
quel che può darsi
al corpo dell’esistenza.
E ricordando con mite meraviglia
volo io e vedo e più viaggio
così che dal cuore degli angeli
conosco le zuccherine vigne
delle riserve auree del possibile
e pascoli vergini e vergini colli
e mi ricordo ad esempio quasi ebbro
la rivelazione della pioggia a me
il cui mistero si cela
proprio mostrandosi tutto…
Fu prima di mettermi in cammino
tanto lungo sarebbe stato quell’andare
come breve e folgorante il remoto verso
che nel cuore mi piovve in quell’alba di piombo
e prima che il cielo più in quota
squarciasse l’azzurro di oceano
sul fragile respiro dei Pirenei
aprendo ai mondi iberici
di tanta Spagna
dalla Galizia all’Andalusia
e su quell’antico ponte che apre la strada
che fu di Annibale, Orlando e Napoleone
ora, ero io,
e tra me e me mi ricordavo di Dio
e di Adamo…
E quando Dio disse pioggia la pioggia fu
e quando piovve l’uomo solo guardò
a lungo la pioggia e disse: piove.
Quando Dio disse pioggia, piovve
E quando piovve l’uomo disse: piove.
Veramente benedetto è colui
che null’altro sapendo
si basta di mettersi alla ricerca di
tanto Dio
È così evidente che il vincolo
fra Dio e l’umanità è lo stesso vincolo
del genitore e del bambino mediante il mondo.
Basta guardare il mondo
qualsiasi mondo, tutto il mondo,
il mondo che è l’ologramma di Dio
e ricordarsi di essere stati bambini.
Ogni altro sforzo, ogni altra via
è un patto perverso.
Puoi astenerti dal mondo
ma il mondo è dentro di te:
ne sei costituito in fotoni,
elettroni, neutroni, protoni, atomi,
molecole, aminoacidi, cellule, mitocondri
proteine, tessuti, pulsioni, desideri, paure,
idiomi, figure, memorie, ombre, luci,
cause, tempi, spazi, marine, golene,
insenature, vaste foci di acque dolci,
fronde riparie pendule sul delirio
dei fragori di riviera, e animali
fecondi tra arbusti selvaggi
ubertose terre di Lucrezio
screziate notti di Luna urlante
umide conserve d’amore tra le segrete grotte
e interminati spazi di là dal circolo dello sguardo
sulle striate nubi in cui volando strappa nel vento il cielo
e animaletti pennuti che volando vanno come amanti
e molti e numerosi e del numero loro a dirsi più veloci
diversissimi animali e piante e fusti e fiori e foglie
e di tutto e della sua cantata memoria
il remoto e attuale racconto, l’enumerazione essenziale
che Pitagora rammemorò, la catalogazione organica
di Aristotele, e ogni stupito canto
la formula oscura e tonante del profeta
l’esposizione del dramma
il verso succoso del poeta latino
il diario intimo, ed ogni lingua
e allo specchio ogni forma di idioma e di pensiero
e canoni diversi e corone, principi, tiranni
repubbliche e pergamene con sangue versato
e cera lacca, sull’urlo della terra
di tutto questo mondo noto
e di altrettanto quattro volte tanto ignoto
tu sei fatto da sempre e per sempre
figlio, ultimo al nascere
poiché ciascuno nacque come ultimo ospite
in quell’ora della terra
e primo e solo e liberato
al sorgere umido di rugiada di questa compresa
antica eredità dell’anima
per le virtù dell’eterno.
E chi più dal mondo si astiene
più il mondo penetra in realtà,
significa, considera e conosce.
Poiché ogni esistenza è fatta di mondo:
il mondo sei tu.
Ma il mondo è ologramma di Dio
parimenti puoi pertanto abbracciare
il mondo come il fanciullo apre la braccia
camminando incerto verso
le altrettanto aperte braccia del padre,
della madre, degli amici, dei fratelli
e trovare immediatamente
come fa un abbraccio
come fa il tonfo felice della vera emozione
che tocca il cuore dei due o tre che si ritrovano
in nome di amicizia e verità
e nel convivio avvertono profondamente
questo scambio felice di vita
che illuminando i cuori
rinsalda, integra, festeggia,
libera e celebra, la vita
per questo apparsa e nata
venuta al mondo
e anche nell’ultima lentezza del corvo
riconosciuta
ritrovata
e nel tempo di un canto
nuovamente
libera e abbandonata.
Al davanzale
rimasto il cielo
il mio solo languore
uno stupore vero.