martedì 23 febbraio 2010

La solitudine di un albero

La solitudine di un albero

avviene all'improvviso

davanti alla parola

 

bene o male

 

col suo spazio

di tutti

 

di nessuno.

 

Alcune cose aspettano da te

il nome

 

il sole indietreggia

nel rumore dell'acqua

 

finalmente il disegno

si compie.

 

Nel mio cuore qualcosa

come una strada alla fine

si consuma

 

sono pronto a vivere

all'improvviso

davanti alla parola.

 

 

 

A un passo dall'idolatria

la libertà.

 

 

 

©Gabriele Via Bologna 22 febbraio 2010

 

martedì 16 febbraio 2010

il cuore segreto della festa

È come un bacio

 

Le briciole sul tavolo

la cucina avvolta

nel silenzio spicciolo

 

che nessuna storia conterrà

 

Poi arriverai nel pieno degli anni

con la tua bardatura di opinioni

variamente traforata di esperienze

 

Ti sveglierai prima del solito

per un raffreddore canino

un mattino che tutti

proseguono a dormire

giorno sperduto tra i giorni

 

E nell'incanto verticale e orizzontale

del respiro ritrovato

con la luce di un enigma risolto

la cucina avvolta

nel silenzio spicciolo

vedrai le briciole sul tavolo

 

E ti sembrerà, nel cuore degli anni

di avere svolto un compito

afferrato una piccola verità

 

un oracolo che nessuna storia

porterà

 

(Poi, se lo devo proprio dire,

è certo che in quell'ora non scalpiti

per andartene da qualsiasi parte

perpetuando l'eco di uno stupore;

neppure però muori dalla voglia

di morire)

 

Sai che è l'ora di continuare il viaggio

e ti metti a sedere in ascolto

riposando di non dormire

 

ma più stupito da un fatto:

che per dire "fermo" muovi la lingua

 

È come un bacio

fermarsi un solo istante

tutto si muove

 

 

©Gabriele Via      

martedì 9 febbraio 2010

bisogna essere amati

La più antica delle ragioni

avendo una volta intuito

non ragiona più

ed avendo dapprima tutto

per bene misurato

non misura più nulla

 

bisogna essere amati

per apprendere una lingua

 

questa è la prima salute

 

bisogna essere desiderati

per esprimersi pienamente

 

è così che si nasce alla vita

 

l’unione è un mito sperato dagli analisti

pentiti dell’appetito che li spinse

a staccare il frutto prima che cadesse

ad aprire il guscio prima dei solstizi

a dire prima di vedere

e tagliare, sezionare, dividere

separare le fiamme dal combustibile

e inventare dunque il nulla

ma il nulla non è da nessuna parte

 

quel che c’è è quel che c’è

il resto è linguaggio

bisogna essere amati

per entrare nel sentiero del linguaggio

 

altrimenti il dolore dell’eco

dell’essere che ti sbatte in faccia

è più micidiale d’onde d’oceano

 

bisogna essere amati

per la più antica delle ragioni

 

e questo amore primo

è Dio solo

per sempre

per tutti

libero e potente

 

ma i più continuano a confonderlo

con qualcosa:

spaventati

dalla più elementare semplicità

 

bisogna essere amati

per la più antica delle ragioni

 

amare.

 

©Gabriele Via  

venerdì 5 febbraio 2010

Ho toccato un cielo di pochi giorni

Ho toccato un cielo di pochi giorni

nel crocevia delle rose

il naso esausto nel cuore del mondo

 

ma prima, poco prima di partire

mi è sembrato di capire

rovinando il sogno

in un volto a caso colto ridere

 

La poesia da sola non ce la fa:

ha problemi di spazio, di capacità.

 

È tutto un groviglio

che dà ragione al carnevale

e non risolve la questione

 

Forse lo slancio disbroglia nel tuffo

"il consueto inganno"

 

Forse neanche gli angeli ce la fanno

 

Se ce ne usciremo con un premio

nessuno per scienza ce lo può dire

 

C'è però già dato un sacro ufficio

nella speranza: la cura da offrire

 

il sapore masticato della croce

della vita, questo sapore

 

e questi ancora occhi per vedere

a lume di naso contro il mondo

tutto o in parte il nascere infinito

la sua luce di pienezza

che urla e si scatena

nel volto buono dei fanciulli

 

La poesia da sola non ce la fa

dobbiamo accreditare nuove misure

 

arriva un giorno, in verità

che ti sarà chiesto di giocare

tutti i gesti delle tue preghiere

similmente adoperati

come lo furono le paure

 

E nella sola luce di un cortile

il crocevia delle rose

la legge, la luce del mondo e la luna

 

il bambino ama ancora e prima

di sapere cosa dire

affidato solamente alla fortuna

 

 

©Gabriele Via 

lunedì 1 febbraio 2010

Oracolo di Gerusalemme romana

Orgoglio e vergogna fanno questo vino amaro

e giusto a sgretolati calici.

 

Beviamone, quindi. Amarmente

per san Michele, vanto dei sordi.

 

Non questa chiesa

ma le altre sette,

settanta volte sette, chiese…

 

…Non questa paginetta

rispose

non queste parole

ma le altre settanta,

nubili tutte, e sempre altrove.

 

Non questa lettura, di ora

Ma le altre tutte ancora

 

Non questo intendere

in sortilegi di lingua fine:

l'audace o il lento capir capito…

Né l'alludere complice o infido

Ma oltre: fino alla primavera di tutto.

(Quando l'incrollabile era: il suo regno)

 

 

Non tu.

Ma l'altro tu, nato per un sì.

E in questo tenero e terribile

Acconsentire

Tutto il bene che sai intendere

E vuoi poter sentire

Ora, qui.

 

Qual'è dunque il tuo contributo?

Cosa cerchi oggi

leggendo?

 

spirto turista di parole e sguardi

 

Ora,

devi fare la tua giusta fatica.

 

Tra i brevi nati

Umana, civile, secondo spirito e verità

Porta la tua meschina croce

dell'anima al monte dei pietosi ulivi.

Impegnala con gli spiccioli bucati

Di un'altrettanta menzognera indulgenza...

 

-pentiti

delle forme ipocrite di pentimento!-

…ché l'hai già richiesta.

 

Domani ci troveremo

leggeremo inni, canti

scriveremo di amori

o di sentite preghiere

 

E nuove poesie

allora, libere e necessarie

come fiori di vita verranno.

 

Come se tutto dipendesse da te,

sapendo che nulla dipende da te:

sii grazioso, solamente.

 

Né poco, né troppo:

la tua vera parte

per chi veramente sei

immagine di lui

osa la somiglianza di un gesto

e sarai popolo nel cuore di Dio.

 

E sia cuore di tuo pugno

altrimenti non c'è poesia

ma delitto, ancora, solennità

e la consueta, bolsa, idolatria.

 

Finché ragioni,

comodamente garantito,

sei morto.

Mentre che il tarlo sgretola

nei tuoi sordi dubbi

mattoni e granito.


©Gabriele Via