ma cosa vuoi sapere?
è un periodo così:
ho sempre avuto un’età che non basta
(puntini puntini)
mamma nacque in cima al porto
e non lo sapeva
o vi si trasferì la famiglia
molto presto
in Via Zamboni
darsena di giovani cuori
tra l’Accademia e l’Università
(puntini puntini)
ho sempre avuto un’età che non basta
cosa vuoi sapere?
era il maggio odoroso
io vivevo coi miei
vicino a un ospedale
(puntini puntini)
non avremmo impedito al sole
il chiacchiericcio dei pianeti
lasciando invecchiare eternamente
la liquida lingua
così come avrebbe poi fatto
senza rompere il muso ai diversi
e saremmo perdurati anche noi
senza sopprimere i nemici
vedi
invecchiano e cadono i denti
ma la lingua come il mare
ci spiaggia in faccia
ad ogni istante
l'ultimo sogno
agitato dall'onda
ed è fresca
fino all'ultimo saluto
ci sono certi che si ricordano
chi sono gli altri
in questo preciso istante
io - sempre avuto
un’età che non basta
e ma dove eri finita
tu - un minuto fa
anima gemella della mia cecità…
(puntini puntini)
Aristotele come metafora
l'antica saggezza del fare
è il sole che riabilita
dalla continuità incognita della notte
l’ombra tangibile di tutte le cose
e bisogna pure scaturire, un giorno
arrischiarsi, da qualche parte
per qualche arte
(puntini puntini)
e si smette la pioggia
rapida nel trascriversi a terra
in ogni suo capriccio
aprendo così l'ascolto
d'altri acuti veli
in realtà la poesia
è un lavoro vacuo di squadra
tutto un giorno si intrufolò
nella trama dei colori
la testa ancora non sa
di essere nata dal cuore
e tutto questo
e la misura di ciò che sei
un chi completo delle sue
sbrecciature
a partire dagli occhi di mamma
che ti hanno saputo ritrovare
quel giorno
nell'ultimo suo sorriso
su di te
(puntini puntini)
e c'è forse qualcosa di brutto
tra tante belle cose che non servono
a niente?
nossignore
e di emendabile
in tanti perfetti proclami
sulla giustizia e sulla verità
per lo più slanciati nell'indifferenza
generale? neppure
a tutti è nota la fiaba
dove nessuno plaude
se prima re o regina
non abbiamo decisamente
plaudito
si pone allora il problema
del buon gusto
del buon senso
del buon costume
del buon giudizio
il pubblico
il pubblico da un po'
è stato informato
che oltre a fare clap clap
con le mani
può e deve esercitare
il diritto dovere del voto
decreta una briciola procapite
di sovranità
una sovranità senza sovrano
una fantasmizzazione
della più grave e seria
delle situazioni.
ciascuno può anche essere
analfabeta, però vota
questo è un principio
e ci si avventura ancora
nella sua difesa
senza conoscere lo stato di salute
del paziente
e con questo (ahimé unico)
gioco di prestigio
alla radice del sistema
ecco che ogni domanda
pura e semplice
ogni chi? perché? come?
scompare, viene inghiottito
dal mostro democratico
della rappresentazione
della volontà popolare
…ma il popolo
dopo un discreto
dosaggio di televisione
e pubblicità
dopo la sistematica distruzione
degli elementi tradizionali
della cultura popolare
il popolo
non esiste più
ora c'è il pubblico,
ci sono i tifosi
e i consumatori
bisogna ricostruire il popolo
occorrono altri endecasillabi
talvolta nei giardini
la domenica mattina
poche famigliole smarrite
che credono di giocare
tra colorate macerie di un ricordo
di una sana speranza
vista prima alla tv
tale altra alcuni turisti
con le scarpe riposanti
i pratici marsupi
e le guide
in quell'atteggiamento guaina
che consente loro
come a una compressa
che dovrà sciogliersi solo nell'intestino
di entrare nell'organismo
traversarlo tutto
senza che possa mai succederle nulla
bisognerà però ora mettere
il pubblico nelle condizioni
di capire che non capisce
pressoché nulla
della bellezza
e di ciò che è vero
e di ciò che è giusto
e di ciò che è buono
si fa presto a dire democrazia
ma la democrazia sempre
è stato un privilegio per pochi
e per meritarsela bisogna
studiare, conoscere, rispettare,
lavorare, offrire, credere...
e occorrono tutte queste cose
queste prerogative del cittadino
per poi trovare sempre
qualche maiale più uguale degli altri
una democrazia ridotta
a un regolamento
che legittima
un tempo scaduto
una voce non ascoltata
non è più una democrazia
ma l'idolo strumentale
di una tirannide assassina;
come oggi avviene in Italia
(puntini puntini)
ricordo le camerette
dove si organizzavano i ragazzi
i loro puri e ciechi attacchi
alla cittadella del mondo
le province franche dell'anima
in cui vi è sancito il diritto
a crescere tra principi e illusione
e i manifesti degli eroi
le belle fotografate
gli attori
i motti, le canzoni, le poesie
cartoline
cedole di eventi epici
il concerto del cantante americano
la già consumata planet of London
un bicchiere del pub di Dublino con le matite dentro
un manifesto del beaubourg
la locandina di un Euripide
quell'estate a Siracusa di cui ti resta
nell'analogia delle mandorle
un ricordo che dici essere il suo sapore
e poi la radio, il tavolo, le librerie,
la lampada e tutti i diversi
supporti musicali, affinati negli anni:
dalle bobine del geloso
al vinile in 45 giri a pile
le cassette
il cd
fino al computer
e agli mp3
ecco qua,
la finestra ancora aperta sul mondo
la poesia della bomba di Ginsberg
sul muro vicino la porta
ma ecco cosa?
è un periodo così
(puntini puntini)
riconosco arrivare
il sonno della guarigione
la tosse prende prima corpo
il catarro stacca e se ne va
ha un sapore speciale
dopo le pene del dolore
questo sonno sovrano
porta un respiro lieve
ed ha bisogno per un istante
di staccare la spina
da ogni paura del cuore
e con un sorriso
ti addormenta
per fare il suo segreto lavoro
e domani capiremo tutto
(puntini puntini)
ti voglio bene
periodo
soIidi gradi di sale grafico
annegati nel lago
passi la mano lieve
sul lenzuolo piegato
tra i sogni
o tra coriandoli
e le rose riemergeranno
a un certo punto del discorso
demolire improvviso fogliare
di demolizione
demolite parole
desolato senso
demolendo periodo
demolire e morire è periodare
di cui sappiamo il nascere
alluminio sciame
tende e lamiera
incantavenere
di crepuscoli
periodo oscillo
schema scheda
complicazione di calendari felici
ovone in cielo saltuario
preoccupazione di crisantemi
porcellana di pascoli
nomi di paese
nubifragi rampicanti
al termine di rauchi merli in volo
il numero trentanove
oh me, oh vita. essere o non essere
in metri di nulla cotto
freddo senza cappotto
sparso nei prati fin là raggiunti
e sgomitati, presupposti, fino a che
ti voglio bene
è il sapore di cosa succede
(puntini puntini)
ma la smetti di guardare le idee
ogni volta che incroci
qualcosa che vive
meglio il piccolo dolore
di quello che è
che la pera del tuo sì lo so
sparata in faccia
ad ogni creatura
ma cosa vuoi sapere?
è un periodo:
ci si nasce con un’età che non basta
(puntini puntini)
e la vita non solo è tutto questo
ma poi ritorna
con le lenti di un respiro
che ti rincresce
e il non bastare si basterà
cosa vuoi sapere
non basta che con un’età si nasca
occorre conoscere dell’albero
la mela cadere nel ribaltacielo
e amare tutto
ché tutto è vero
©Gabriele Via - giovedì 13 maggio 2010