giovedì 19 novembre 2009

L’ultima lentezza del corvo

L’ultima lentezza

del volo del corvo che da basso

raggiunta quasi in verticale la posizione

del cielo sopra il ramo alto del cedro

lascia posare il suo corpo

e si assicura con le zampette

ergendosi a sentinella

fermo nel dondolio del ramo.

 

Ecco, io ora intendo dire

quell’ultima lentezza del mantello

delle ali che silenzioso

si sfoglia finalmente

prima di richiudersi

e fascicolarsi tutto torno al corpo

fermo e affusolato nella veglia

sul ramo, fermo

del cedro

dondolante.

 

Io,

quando vedo quel gesto silenzioso

che rallenta e si impone

nel quadro del cielo che tutta impegna

la mia finestra ai prossimi stupori

lo so,

lo so così bene che sono nato

per tutto questo e subito, ricordo

immediatamente tutto

perché le idee sono la luce

debole del cosmo e la materia

sottile che nutre, intesse, lega,

partecipa e significa tutto

quel che può darsi

al corpo dell’esistenza.

 

E ricordando con mite meraviglia

volo io e vedo e più viaggio

così che dal cuore degli angeli

conosco le zuccherine vigne

delle riserve auree del possibile

e pascoli vergini e vergini colli

e mi ricordo ad esempio quasi ebbro

la rivelazione della pioggia a me

il cui mistero si cela

proprio mostrandosi tutto…

Fu prima di mettermi in cammino

tanto lungo sarebbe stato quell’andare

come breve e folgorante il remoto verso

che nel cuore mi piovve in quell’alba di piombo

e prima che il cielo più in quota

squarciasse l’azzurro di oceano

sul fragile respiro dei Pirenei

aprendo ai mondi iberici

di tanta Spagna

dalla Galizia all’Andalusia

 

e su quell’antico ponte che apre la strada

che fu di Annibale, Orlando e Napoleone

ora, ero io,

e tra me e me mi ricordavo di Dio

e di Adamo…

 

E quando Dio disse pioggia la pioggia fu

e quando piovve l’uomo solo guardò

a lungo la pioggia e disse: piove.

Quando Dio disse pioggia, piovve

E quando piovve l’uomo disse: piove.

 

Veramente benedetto è colui

che null’altro sapendo

si basta di mettersi alla ricerca di

tanto Dio

 

È così evidente che il vincolo

fra Dio e l’umanità è lo stesso vincolo

del genitore e del bambino mediante il mondo.

Basta guardare il mondo

qualsiasi mondo, tutto il mondo,

il mondo che è l’ologramma di Dio

e ricordarsi di essere stati bambini.

 

Ogni altro sforzo, ogni altra via

è un patto perverso.

 

Puoi astenerti dal mondo

ma il mondo è dentro di te:

ne sei costituito in fotoni,

elettroni, neutroni, protoni, atomi,

molecole, aminoacidi, cellule, mitocondri

proteine, tessuti, pulsioni, desideri, paure,

idiomi, figure, memorie, ombre, luci,

cause, tempi, spazi, marine, golene,

insenature, vaste foci di acque dolci,

fronde riparie pendule sul delirio

dei fragori di riviera, e animali

fecondi tra arbusti selvaggi

ubertose terre di Lucrezio

screziate notti di Luna urlante

umide conserve d’amore tra le segrete grotte

e interminati spazi di là dal circolo dello sguardo

sulle striate nubi in cui volando strappa nel vento il cielo

e animaletti pennuti che volando vanno come amanti

e molti e numerosi e del numero loro a dirsi più veloci

diversissimi animali e piante e fusti e fiori e foglie

e di tutto e della sua cantata memoria

il remoto e attuale racconto, l’enumerazione essenziale

che Pitagora rammemorò, la catalogazione organica

di Aristotele, e ogni stupito canto

la formula oscura e tonante del profeta

l’esposizione del dramma

il verso succoso del poeta latino

il diario intimo, ed ogni lingua

e allo specchio ogni forma di idioma e di pensiero

e canoni diversi e corone, principi, tiranni

repubbliche e pergamene con sangue versato

e cera lacca, sull’urlo della terra

di tutto questo mondo noto

e di altrettanto quattro volte tanto ignoto

tu sei fatto da sempre e per sempre

figlio, ultimo al nascere

poiché ciascuno nacque come ultimo ospite

in quell’ora della terra

e primo e solo e liberato

al sorgere umido di rugiada di questa compresa

antica eredità dell’anima

per le virtù dell’eterno.

E chi più dal mondo si astiene

più il mondo penetra in realtà,

significa, considera e conosce.

Poiché ogni esistenza è fatta di mondo:

il mondo sei tu.

Ma il mondo è ologramma di Dio

parimenti puoi pertanto abbracciare

il mondo come il fanciullo apre la braccia

camminando incerto verso

le altrettanto aperte braccia del padre,

della madre, degli amici, dei fratelli

e trovare immediatamente

come fa un abbraccio

come fa il tonfo felice della vera emozione

che tocca il cuore dei due o tre che si ritrovano

in nome di amicizia e verità

e nel convivio avvertono profondamente

questo scambio felice di vita

che illuminando i cuori

rinsalda, integra, festeggia,

libera e celebra, la vita

per questo apparsa e nata

venuta al mondo

e anche nell’ultima lentezza del corvo

riconosciuta

ritrovata

e nel tempo di un canto

nuovamente

libera e abbandonata.

 

Al davanzale

rimasto il cielo

il mio solo languore

uno stupore vero.

 

 

©Gabriele Via   

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