lunedì 22 marzo 2010

la pace col tempo

Piove, c'è già tutto
e io cosa devo fare?

bisogna allora che metta gli occhi
nel cielo

Così ricordo i miei ricordi
siccome piovere fa la pace col tempo
in un senso e nell'altro
del capire e del cadere

C'era per primo un ciuffo di rami
arbusto colore di legno lucido
e bagnato, che metteva
(prima ancora che marzo facesse
parlare di sé) chiazze unite
di fiori gialli

Come son gialle la ginestre
ma dove per temperatura
non azzarderebbero un passo...

E nel fradicio verde del mattino
la loro fiducia cieca nel sole
che sarebbe poi venuto
di certo
trovandoli spalancati, teneri
della bellezza esaltante e schiva
che hanno le cose prime

Mia madre scostando la tenda
alla finestra sapeva dire
cose meravigliose
solo scorgendo quei gialli umidi
in vestaglia e con un entusiasmo
non illuso. Metteva mano al nuovo
fuoco del giorno... Preparando il
caldo punto di raccolta
per quel drappello sgangherato di mondo
che era la sua famiglia.

Per un po' la sua e la mia
come sempre avviene e si decide
coincisero... Finché volle la vita

Così sono diventato quel che sono
guardando fuori, da me
e guardando mia madre guardare

di mio padre conservo la voce
il dito che batte sul tavolo piano
tutti i libri fino alla rabbia

il non arreso sgomento della ragione
prigioniera di un tempo matto

e il silenzio dolce
che non basta a coprire il mare
a prestito preso dalla natura
il silenzio umano
del tempo del perdono
che vede dove andare.

Mi giro e mia figlia
tra le nere chiome
lo stesso giallo
mi chiede di ammirare…

E io, cosa devo fare?






Gabriele Via