domenica 17 gennaio 2010

La casa dei gufi

Se volare ora non ti si addice

allora ascolta.

 

Puoi sempre spiccare un salto

o come un bimbetto

pernacchiare un motore di sputi

a braccia aperte correndo

per casa, in cortile o nei prati.

 

Puoi sognare, o aprire gli occhi.

 

Sui tetti e per le notti asciutte

vagabondo pensiero di latte

 

camminando più o meno felice

 

io senz'altro io o senza non io

ovunque cercando belando

il volto qualunque di Dio

 

o i volti felici consumata la sera

in indugi speranti

e le braccia rapite agli abbracci

di amori tanti

 

essere dunque in Cristo

come sciogliere un nodo bislacco

con tutto quel che comporta

ma anche senza

 

e alla mecelleria dei martiri

suggerire l'ascolto di Nicodemo

ché un bambino non ci mette di meno.

 

Nessun animale è cattivo in natura

si dice. Ma se ha fame, è ferito

o ha paura... Allora lo devi temere.

 

È l'uomo cos'è? E tu sei così cieco

da non vedere che l'uomo è

quell'unico animale che nella fame

nasce, con la paura convive

e la ferita, nascosta, la porta

chiusa dentro il cuore, per l'intera vita?

 

Perciò: prenditi cura dell'uomo

nutrilo, confortalo, medica le sue ferite

 

e se non lo fai col cotone o col pane

provaci almeno con ispirate parole

come anch’io provo di fare

 

E vedrai: nessun animale è cattivo

nemmeno l'uomo, né Socrate

o Aristotele, né Giuda o Maometto.

 

La cura è la lingua che si salva

da Babele. La cura non crolla

la cura non muore, perché

prima di parlare ama

 

Vagabondo pensiero di latte

sui tetti e per le notti asciutte

 

Restiamo insieme questi pochi minuti

capace ancora che amor ci sorprenda

 

Possiamo fermarci ovunque qui

montare in poco la nostra tenda

 

Ascolta

questo silenzio ci guida

fin dove hanno la casa i gufi

 

Oltre, subito al di là

soffia il vento della sola eternità

 


©Gabriele Via