venerdì 26 marzo 2010

Vedo la fatica

Vedo la fatica di chi edifica

e non mi è estranea neppure

nei tangibili ricordi delle mie ossa.

Eppure, e più spesso io, ancora

come un innamorato ottuso

mi accorgo che

come vedo sorgere il lume del giorno

davanti ai miei occhi aperti e seduti

sul bordo della vita viva che pulsa

nella meditazione dell’alba

mi aspetto che anche

la formazione luminosa delle parole

a quella maniera mi raggiunga

senza che debba fare nulla

come l’amante raggiunge l’amata

come il profumo del giacinto

entra nelle stanze della casa…

Lo so benissimo

-guarda le mie mani, i miei piedi

i segni che porto nel lume del volto-

lo so benissimo

che se scavo e buco la montagna

scovo il segreto nido del diamante

o che se giungo sulla vetta

incontro l’azzurro fiore di genziana

e che se coltivo la nuda terra

arriveranno i frutti con le piogge…

Ma come ve lo devo dire

che il frutto sono io

e che mi basta

lasciarmi piovere in faccia

l’intera dolcezza

del dramma della vita

che a me viene,

-di più- che mi cerca

sempre

io non scrivo un bel niente

sono quel doganiere

amico dei furfanti

che lascia passare


©Gabriele Via