Il parere di Adamo, se c’è
lo capisci quando cade la neve
allora il mondo era già capovolto
e per l'inquietudine di crescere
prima di non far niente
facciamo sempre qualcosa
fra poco farà freddo
e non lo riconosci prima
il freddo non si muove
la morte non cammina
e quando resti sul vagone, fermo
sembra tutto muoversi
ma se prima ti muovevi tu
era volare sul mondo incantato
così per un po' crederai, ancora
di trovarti da queste parti, vivo
Quando la mia vecchiaia era invisibile
e la casa immensa
dalle finestra una luce pulviscolare
inondava tra persiane francesi
gli ampi vani il corridoio infinito
e l'ariosa cucina che apriva
una finestra di marmo marino
dove sull'estremo cielo
l'urlo dei gabbiani era lungo
come il verso dei rimorchiatori
che tornavano al porto
dopo avere spinto in mare il corpo
pesante delle navi da carico
ero felice, non lo sapevo
la terrazza
quadrata
sovrastava
l'arco che legava il palazzo al grumo di tetti
d'ogni sorta (dove una volta correva
nottetempo il brigante saracino) ora
gremiti di sbilenche antenne tv.
I gerani. I tratti di luna col gesso, fatti e rifatti
per terra. La tartaruga. I nostri salti
a gambe aperte. La sosta di fenicottero
nel quadratino. La conta. Ultimo salto.
Dietro front. Sentinella, fichi d’india,
schiaffo del soldato
tutto era casa, senza dubbio.
Attorno c'erano i grandi. Il nome
che i vecchi davano a tutti quelli
che non erano fanciulli. Uno dei vecchi,
la cui attività principale costituiva nell'abitare
contemporaneamente
in molti mondi allo stesso tempo,
ogni tanto girava il capo verso di me
e diceva: loro sono grandi.
Ogni strada iniziava da me.
Facciamo sempre qualcosa
per l'inquietudine di crescere
prima di non far niente
il mondo già allora era capovolto
di Dio parlano tutti quanti
ma chi ha usato il bagno prima di me?
crederai così ancora per un po'
di trovarti da queste parti, credo
non solo tempo
non solo spazio
ma una luce insieme
solo tutto quel che viene
lo capisci quando cade la neve
il fragile incanto del tuo parere