venerdì 12 marzo 2010

le parole di chi legge contro le parole di chi scrive

Perché una cosa è vera?

Perché una finta?

Cosa mi piega il collo, le ginocchia?

Cosa richiama il mio sguardo

più che altro...?

 

Chiedo scusa ai miei libri,

ai gerani in carrozza al davanzale,

i bulbi che ho dimenticato di piantare,

quel che non ti ho detto,

quanto non ho saputo fare…

 

Sono io la macchia di leopardo

che ora c'è, ed ora non più.

Sono la macchia e il braccopardo

la luce negli occhi

e del faro che squarcia un mare

lungo fino al cielo dei giaguari

che poi s'inghiotte

nella notte senza colmo

senza misura

 

Quanto destino vuoi? Chiese

l'occhio alla parola

mentre le orecchie dormivano

in un paio di mondi

 

C'è una luce che buca gli alberi

e appoggia un cielo in fondo alle cose

 

e abbraccia il tuo respiro piano

chiamando lo stupore tempo

con dimestichezza di mondo

 

Quanto destino vuoi? E per

soddisfare cosa?

 

E questa gioia di mattini matti

di luci e di domande

col tuo sogno che vola sui tetti

come un sole all'ombra di altro sole

giocando

a forma di participio presente

 

Vorrei conoscere tutte le amicizie

del mondo

come fai a non essere amico dell'amicizia?

 

E mettere la gamba nella terra

per iniziare, urlando con voce

di batteria d'assalto: sono nato.

 

Dopo tutto,

dopo il rumore della pioggia…

 

Acqua calda per gli uomini

a mezzogiorno che tornano

con le fatiche da imbudellare

 

e sapone e rumore di interni

e quel che chiamiamo Dio

prima del pasto è solo un odore

 

oggi come ieri

sul pentagramma di Algeri

 

vi dirò chi mi ha dettato

queste briglie di parole al volo

 

voi cominciate intanto a ricordare

che avete avuto la faccia

di farmi la domanda

iniziate ora

ché dopo non l'avrete più

neppure l'unghia tenera di un bandolo

 

Cominciate a ricordare

 

è solo paura che un sapore

non mi riconosca, io

che mi sono lavato,

seduto: io che sono anche nato

 

e mi ritrovo accanto ad una poesia

alle tre e mezza del pomeriggio

 

la febbre non guarisce

nemmeno prego

solo chiedo scusa ai miei libri

tutto questo è successo

succede ancora

sta per svoltare

arriva… è la sua ora

 

Alla fine sono le poesie a cui credi

 

le parole di chi legge

contro le parole di chi scrive

 

dal circo del silenzio emerge

una diffusa opinione

fedele alle più semplici traduzioni

 

ripide e immobili pericolosità

nel potere screanzato

delle parole di chi legge

 

manifestazioni molecolari

permettendo prosegue l'inesausto lavoro

chi scrive organizza la resistenza

contro le parole di chi legge

 

vincono sempre le parole di chi legge

sulle parole di chi scrive

 

e vincono usando le parole scritte

da chi scrive le parole scritte

come fossero parole di chi legge

 

Tanto chi legge vince sempre

su chi scrive... Insolentemente

naturalmente

 

Alla fine sono le poesie in cui credi

a lasciarti la porta aperta di un dubbio...

 

mi scuseranno i libri

 

dal circo del silenzio

dove la danza del pugno di mosche

ha la massiccia eloquenza

di un bollettino di guerra

e il saccheggio ha mietuto coriandoli

e fiori di arancio nel bianco lino

 

e quelle parole nude e scritte

lasciate lì a quel modo per te solo

 

tu che leggi

come se stessi scrivendo

tu che ami la poesia

 

e non ti aspetti che finisca

 

 

 

©Gabriele Via