Perché una cosa è vera?
Perché una finta?
Cosa mi piega il collo, le ginocchia?
Cosa richiama il mio sguardo
più che altro...?
Chiedo scusa ai miei libri,
ai gerani in carrozza al davanzale,
i bulbi che ho dimenticato di piantare,
quel che non ti ho detto,
quanto non ho saputo fare…
Sono io la macchia di leopardo
che ora c'è, ed ora non più.
Sono la macchia e il braccopardo
la luce negli occhi
e del faro che squarcia un mare
lungo fino al cielo dei giaguari
che poi s'inghiotte
nella notte senza colmo
senza misura
Quanto destino vuoi? Chiese
l'occhio alla parola
mentre le orecchie dormivano
in un paio di mondi
C'è una luce che buca gli alberi
e appoggia un cielo in fondo alle cose
e abbraccia il tuo respiro piano
chiamando lo stupore tempo
con dimestichezza di mondo
Quanto destino vuoi? E per
soddisfare cosa?
E questa gioia di mattini matti
di luci e di domande
col tuo sogno che vola sui tetti
come un sole all'ombra di altro sole
giocando
a forma di participio presente
Vorrei conoscere tutte le amicizie
del mondo
come fai a non essere amico dell'amicizia?
E mettere la gamba nella terra
per iniziare, urlando con voce
di batteria d'assalto: sono nato.
Dopo tutto,
dopo il rumore della pioggia…
Acqua calda per gli uomini
a mezzogiorno che tornano
con le fatiche da imbudellare
e sapone e rumore di interni
e quel che chiamiamo Dio
prima del pasto è solo un odore
oggi come ieri
sul pentagramma di Algeri
vi dirò chi mi ha dettato
queste briglie di parole al volo
voi cominciate intanto a ricordare
che avete avuto la faccia
di farmi la domanda
iniziate ora
ché dopo non l'avrete più
neppure l'unghia tenera di un bandolo
Cominciate a ricordare
è solo paura che un sapore
non mi riconosca, io
che mi sono lavato,
seduto: io che sono anche nato
e mi ritrovo accanto ad una poesia
alle tre e mezza del pomeriggio
la febbre non guarisce
nemmeno prego
solo chiedo scusa ai miei libri
tutto questo è successo
succede ancora
sta per svoltare
arriva… è la sua ora
Alla fine sono le poesie a cui credi
le parole di chi legge
contro le parole di chi scrive
dal circo del silenzio emerge
una diffusa opinione
fedele alle più semplici traduzioni
ripide e immobili pericolosità
nel potere screanzato
delle parole di chi legge
manifestazioni molecolari
permettendo prosegue l'inesausto lavoro
chi scrive organizza la resistenza
contro le parole di chi legge
vincono sempre le parole di chi legge
sulle parole di chi scrive
e vincono usando le parole scritte
da chi scrive le parole scritte
come fossero parole di chi legge
Tanto chi legge vince sempre
su chi scrive... Insolentemente
naturalmente
Alla fine sono le poesie in cui credi
a lasciarti la porta aperta di un dubbio...
mi scuseranno i libri
dal circo del silenzio
dove la danza del pugno di mosche
ha la massiccia eloquenza
di un bollettino di guerra
e il saccheggio ha mietuto coriandoli
e fiori di arancio nel bianco lino
e quelle parole nude e scritte
lasciate lì a quel modo per te solo
tu che leggi
come se stessi scrivendo
tu che ami la poesia
e non ti aspetti che finisca
©Gabriele Via