venerdì 2 aprile 2010

Trilogia di aprile


1

guardatemi sono il pavone

sto per morire

perderò queste piume

colore di ogni stupito dire


calato dentro il rumore

sarò corpo di silenzio


salvato dalla tua buona luce


ora guardate

vi prego

altrove


sto già volando

sono la mia voce


nessuna altra cosa


2


la luce del vento


verrà il sole per poco o per niente

e bucherà del cielo ogni vapore

e le mie risorte paure

il sole verrà in un capogiro

di coraggio e di foglie

smattate dal vento


il mio criterio è il vuoto

toccare la polpa

e andare a fare un giro


siccome è la scrittura la storia

non la storia, la storia

per raccontare soprattutto

quel che sfugge e sospinge

l'eterna danza dello stupore

che sposta l'ago del cuore


come un pezzo di frutta

dolcemente strappato

dal mio labbro, mi dirai tutto

di ogni altra magia che conosci...

e l'acqua scorrerà sulla pelle...

gli occhi la vedranno

nel sapore che alla lingua basterà...

senza parole il sole

nel vento calibro verrà


ma poi come anche il gallo canta

una filomena di cose tra le case

perché non dovrei io iniziare

io pure a blaterare il mio

antico e vergine stupore

di rusticano


ora che non voglio più riempire il vuoto

trapasso in un altro gruppo di creature

so che siamo pochi


vogliamo stare con tutti

camminiamo

soli

cantando

smattate foglie

il vento


3


tutto non è tutto


non lo è mai stato


né credo che il tutto remoto

trattasse meno entità dell'attuale

o il futuro divenisse poi maggiore

per quella pigrizia del pensiero

che mette poco nello ieri

e tanto nel domani


ma la triangolazione

sintetica del mondo


l'arco dello zodiaco


il sistema deliberato delle parole

che tendono la rete acchiappa sogni


la mistica organica della volontà

dove più e meno stanno davvero insieme


un attimo prima che dalle labbra

si ribalti in cielo un modo di dire:


ecco: tutto questo

capire, anche solo


tutto questo

che non si può dire



©Gabriele Via