1
guardatemi sono il pavone
sto per morire
perderò queste piume
colore di ogni stupito dire
calato dentro il rumore
sarò corpo di silenzio
salvato dalla tua buona luce
ora guardate
vi prego
altrove
sto già volando
sono la mia voce
nessuna altra cosa
2
la luce del vento
verrà il sole per poco o per niente
e bucherà del cielo ogni vapore
e le mie risorte paure
il sole verrà in un capogiro
di coraggio e di foglie
smattate dal vento
il mio criterio è il vuoto
toccare la polpa
e andare a fare un giro
siccome è la scrittura la storia
non la storia, la storia
per raccontare soprattutto
quel che sfugge e sospinge
l'eterna danza dello stupore
che sposta l'ago del cuore
come un pezzo di frutta
dolcemente strappato
dal mio labbro, mi dirai tutto
di ogni altra magia che conosci...
e l'acqua scorrerà sulla pelle...
gli occhi la vedranno
nel sapore che alla lingua basterà...
senza parole il sole
nel vento calibro verrà
ma poi come anche il gallo canta
una filomena di cose tra le case
perché non dovrei io iniziare
io pure a blaterare il mio
antico e vergine stupore
di rusticano
ora che non voglio più riempire il vuoto
trapasso in un altro gruppo di creature
so che siamo pochi
vogliamo stare con tutti
camminiamo
soli
cantando
smattate foglie
il vento
3
tutto non è tutto
non lo è mai stato
né credo che il tutto remoto
trattasse meno entità dell'attuale
o il futuro divenisse poi maggiore
per quella pigrizia del pensiero
che mette poco nello ieri
e tanto nel domani
ma la triangolazione
sintetica del mondo
l'arco dello zodiaco
il sistema deliberato delle parole
che tendono la rete acchiappa sogni
la mistica organica della volontà
dove più e meno stanno davvero insieme
un attimo prima che dalle labbra
si ribalti in cielo un modo di dire:
ecco: tutto questo
capire, anche solo
tutto questo
che non si può dire
©Gabriele Via