Articolo quattro, comma secondo
Cosa ci faccio ora qua?
Io vorrei dimenticare subito…
…Se anche solo venti giorni fa
formicolavo tra le carte compilando
nel furibondo impeto della luna
versi e strofe che mi consegnavano
di sicuro altrove - io credevo
ed ora: la luna tace,
qualcuno mi ricorda, forse
con un'altra faccia,
tra i monti etruschi,
oltremare, in paradiso,
o in un paesello.
E a me pare invece di essere qui,
contrariando alquanto quel volo,
per cui già scrissi più versi celesti
e vivi; facendo accadere magie.
Allora, ancora, io mi domando:
cosa ci faccio ora qua?
Io vorrei dimenticare subito…
Ma,
esiste ancora una specie di cieca
indifferenza, con cui si entra nelle case,
un tempo vive, abitate, e che hanno
veduto molti natali e primavere anche,
coi loro fiori e le donne accudire
piante aromatiche ai quattro angoli del cielo,
e richiamare da in fondo ai prati
figlioletti, comari, giovincelli infebbrati
di tutto questo giocoso vivere
inavvertitamente avviato al ripido
tramonto come un giunco un tempo
elastico ed ora scheletro impagliato
attorno ad un’adusa bottiglia
che si svuota e si riempie…
Io vorrei dimenticare subito
un solo verso adesso appena
scritto e come un canto di uccello
incontrarlo ancora per meraviglia
e chiedergli come alla vita chiedo
dimmi amore mio da dove vieni
Ma è un silenzio questo anche che
copre e scopre lo spessore vivo
di un dolore continuante come
i risvolti del labbro finale del mare
sulla pettinata riva
ondeggianti
nel breve cupore del bagnasciuga
e al cader delle foglie sopraggiunge
un sentimento intermittente e nuovo
ed una linfa segreta ci pare
che si ficchi tra le crepe umide
della minuta e inumidita terra
lungo il mese dei faticosi fanghi
aspettando visioni da una luna
poiché tutti ancora confidiamo
a ragione nella buona fortuna
Forse è per questo che Narciso guata
ma mi sfugge l’idiozia per cui cade
non basta dire che era giovinetto
e che quindi scivolando rovinò
noi lo sappiamo che quegli si tuffò
in un modo che spiegare non si può
Ma questo autunno allora ci par fatto
per accendere un fuoco ancora
e pregare gli dei veloci dentro la testa
per ritrovare di poi nel fondo del cuore
quell’unico Dio che diciamo di amare
in antiche e più tradotte parole
e con la neve prossima alle guance
sapremmo pare di cosa si tratta
in questa vita lieve e bestiale
ché dobbiamo finalmente imparare
ad ascoltare
Ma quando finalmente arriva il sole
con l’insistenza acerba della luna
il cui massimo splendore consiste
di un lume inghiottito dalla notte
la vita intera nuovamente allora
pur di collaborare con te muta
Per nessuna libertà rinuncerei
a questa voce che si incontra amica
già in Francesco e quindi in Dante
e che soggiorna di poi volentieri
per ben diversi secoli più viva
e travaglia il mio spirito tutto
coi maestri nuovi dell’ottocento
e quindi con familiarità cresce
con Ungaretti Saba e Montale
e che in età verde incontrò la Francia
come in cucina si adoperano
basilico salvia e rosmarino
e i poeti inglesi e tedeschi
fino alla profonda madre Spagna
e ai mistici fratelli d’Irlanda
per nessuna libertà abbandonerò
la mia storia. Con essa sono nato
e con essa io solo ritornerò
per mezzo del vento il cielo si è
liberato delle nubi. Gli alberi
non sono andati da nessuna parte
la politica talora
deve concedere tutto lo spazio
a queste sole parole dell’arte
scopriremo allora una famiglia:
russi, polacchi, turchi, portoghesi,
argentini, bengali, caucasici,
navajo, egizi, greci, triestini…
per nessuna libertà rinuncerei
a questa voce di capra
che a ciascuno mi affratella
senz’altro progetto da parte di dio
ma perché qui siamo nati
con qualche fiume storto tra le terre
e mare e luna e numerose stelle
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