La vita
Rallegrarsi per la magia della sfera
rallegrarsi nel suono della voce
dell’acqua, del fuoco, dell’aria, della terra
rallegrarsi per la magia della sfera
per l’elettrica vicinanza delle cose
al loro invisibile corpo d’ombra
giungere a intendere la voce
degli elementi, dentro il cuore
e avvedersi che gli elementi
non sono veramente elementi,
ma altrettanti pianeti, sistemi, galassie
che noi intercettiamo col formidabile
decreto delle parole diverse
come diversa è l’esperienza comune
del calore, della luce, e del cibo buono
rallegrarsi quindi della vita per la vita
rallegrarsi per la magia della sfera
se da bambino mi avessero chiesto
Dio com’è, forse io non avrei guardato
l’Eden come Adamo dicendo è questo
avrei invece pensato e poi risposto
che Dio è una sfera avrei risposto
e poi pensato
e mi sarei così rallegrato,
cercando i sassi più tondi e lisci
per la formidabile magia ideale della sfera
che mi portava nell’armonia
così da sapere intendere finalmente
la voce nutriente del Dio vivente
Uno scontro di anime conflagranti
in un dove prima nullo
ed ora che come avvoltoi
volano in cerchio ripercuotendosi
sulla vita come calamità stagionali
in attesa di calare tra noi
e di noi nutrirsi fino far parte
di questa condizione naturale
miserabile e privilegiata
dove per la poco avvezza dimestichezza
nello scrutare il cielo per il cielo
si continua a profetare tra dispute
e controversie nella noiosa storia
delle continue fonti rinnovabili
dell’eterno verbo. Cosa ha
veramente voluto Dio?
Qual è il suo segno e quale non lo è,
pur sembrandolo…
D’altra parte l’esistenza implica
il concetto di creazione. Non si scappa.
Certo, ma il concetto di esistenza
da dove proviene? Dall’esperienza
sboccia come rosa per gemma.
E allora perché non riuscire
a considerare un dio dell’esperienza?
Perché no? Perché la gente
di questo buio tempo quando
dici dio ha la testa già piena
di tutto, tranne che di esperienza…
-E questo è il vero dolore del mondo
credimi-
Mentre quando parli di natura
ciascuno può rifarsi subito
alla propria sua esperienza.
-Senza che quel dolore tramuti in speranza-
Proprio così. E potremo mai colmare
Questo vuoto orrendo? E chi ha detto
che questo vuoto si deve colmare?
Non è mica detto che dio sia favorevole
al ponte sull’orribile stretto…
certo la storia, la tradizione,
forse anche già le fonti
indicano al lettore attento e capace
come il più alacre pontificatore
sia proprio il povero Lucifero, con
la sua ontologica ingenuità
nel voler peggiorar l’umana schiatta,
col suo teatrale armamentario
di pentolame rotto
e coperchi scompagnati…
Già… Forse come anche la notte
questa mancanza di luce
è necessaria.
Anche in Dio c’è un qualcosa
in cui e il silenzio di cui
non si può violare…
Così come per la questione inevasibile
dell’invisibile, irraggiungibile, indicibile...
Essere posti dalla vita in una data
situazione fatta di relazioni, orizzonti,
limiti, condizioni, E in ciò, col trambusto
di una cucina in cui si stanno sbrigando
molti differenti piatti, vedere avvenire
tanti diversi dialoghi, da cui visioni,
desideri, progetti, speranze, intenzioni,
scoppiettano e zampillano come legna
di castagno in un falò. Per Bacco, dico io.
Permettere che ogni voce prenda la parola
potendo e volendo dire la sua.
Promuovere questa esperienza vergine
dell’esprimersi di giubilo. Fare spazio alla vita.
Anche se la vita sbatte, cade,
salta, sbava, urla, si agita e fracassa,
prima di scoprire la potenza della quiete
e la vastità del mare, da cui,
-se lo è già dimenticata-
lei stessa è nata.
Rallegrarsi allora di questa sciarada
Fin da molto giovane mi accorsi
che uno scrittore, sia esso poeta,
romanziere o addirittura filosofo;
in ogni caso, laddove sia veramente
uno scrittore. Proprio nel momento in cui
meglio si esprime e più felicemente
riesce nel suo trattare con le parole
ecco che invece confida e si affida,
in un puro atto di fede, alla iniziativa,
capacità e buona volontà
di uno sconosciuto, che neanche
sa se c’è o meno, se è ubriaco, se dorme,
se può essere in grado, con le sue sole forze
di affrontare la cosa: il lettore.
A costui lo scrittore porge un’estremità
della cima di salvataggio della situazione.
Il lettore è colui che la deve afferrare.
In tal modo lo scrittore esaurisce, per così dire,
una data e limitata disponibilità
in cui si era trovato ad essere
(la chiamano ora ispirazione)
e per cui egli è uno che scrive,
e tu sei uno che legge. Tale condizione
di “disponibilità” di cui diciamo
è ontologica, è cioè dell’essere
e nell’essere scrittore,
e da quest’essere, anche se
non è d’accordo, ecco che
trascendentalmente lo scrittore
spera, auspica, supplica, pretende,
minaccia, chiede, prega, geme, lamenta,
ricatta, ordina, invoca, urla, canta…
Non guarda in faccia a niente e nessuno…
Affinché quella condizione
dell’essere in cui egli “versa”,
e per cui le sue parole
sono sembrate veramente
esaurirsi contro la vuota scodella
rovesciata del cielo, venga
con tutte le sue parole finite,
a incontrare, anche inciampando,
un buon samaritano,
uno straniero lettore
pronto a diventare subito complice
senza conoscere né il piano
né il mandante
né il prezzo di questo folle ingaggio:
tutto ciò per una storia di salvezza.
In realtà si potrebbe credere
che il lettore sia poi lo stesso scrittore
in incognito. Ma non è proprio così.
Infatti lo scrittore legge –è vero-
e prima di tutti e da solo
annusando con cura ogni centimetro
della sua lunga striscia di muco verbale
ancora calda e piena di umori interni…
Ma a differenza di un vero lettore,
che si incammina fiducioso
per cercare la luce di cui ha diritto
in quanto lettore, regolarmente iscritto,
agognando quel momento fatidico
che ogni poeta crea nel quale tu che leggi
ti accorgi di avere finalmente in mano
una torcia nella notte oscura,
lo scrittore in questione legge invece
ripercorrendo alla cieca
e contando i passi, tutto lo scritto:
allo scopo di uscirne, se possibile
ancora un volta, vivo e
liberato dalla sua stessa scrittura.
Ritrovare la luce, se non del sole
almeno delle stelle. Comunque
una luce vera; non un suo simulacro
non la parola luce.
Nessuno scrittore trova luce
in fondo alle parole che scrive.
Ma scrive per aiutare gli altri,
anche gli altri che sono in lui,
che furono e che saranno,
a fare un salto o un cammino
che porti verso questa luce.
La luce è sempre da un'altra parte
e la vita non sa dove abbiamo messo le cose
Siamo troppo stregati dalla magia della sfera
in viaggio come Colombo andando
si torna ed altro cercando
altro si trova viaggiando
riconoscere la voce dell’acqua,
camminando. Prendere così fiato,
e restituirlo quel fiato: animato
e con le mani rimescolato.
Decumani di amari fantasmi
popolati e viali che affliggono
le loro lunghe braccia
fino a noi dal cielo smisurato amati
desiderati… degli dei rincasati
E la voce dell’acqua
Col suo vento formidabile
in fondo, sulla coda
la voce dell’acqua
con una punta di sale
che sfugge dalle ali degli uccelli
per l’elettrica vicinanza delle cose
al loro invisibile corpo d’ombra
A questa maniera io ho visto la luna
quella che comunemente viene detta
luna piena… Dove piena indica
completa, totale, finita.
Siccome le altre fasi sono dette
frazioni: quarto, metà, tre quarti…
Ed ho capito, come un essere ragionevole,
che quando la luna è piena
è solo la sua metà. C’è l’altra
quella che non vedi. Quella che
da questa terra non potremo mai vedere:
quella realmente invisibile
per l’essere terrestre.
Quella, in superficie e sostanza
è veramente la sua metà…
Ma a noi basta vederne una metà nella luce
e diciamo di vederla tutta, piena.
In realtà, se non la tieni in mano
o non ti muovi come un pianeta,
una sfera la vedrai sempre, solo, per metà.
Il nostro sguardo vedente
sbatte sulla sua faccia
e poi cercando di abbracciarla scivola…
Disegnando un cerchio di lotta
con la luce per cadere infine nel buio
chiamando quel punto inesistente
orizzonte. La sfera, così,
che in quanto tale possiede
connotati di ombra
e di invisibilità
in egual misura di quanto possiede
di visibile, diventa simbolo
di verità.
La sfera di cristallo permette di vedere l’invisibile:
ciò che ancora non è
ciò che più, qui dove le cose sono,
adesso solo non è.
Siamo ancora come l’occhio del primo nato
per la magia della sfera tutto stregato
ora si vive
la luce è sempre da un'altra parte
e la vita non sa dove abbiamo messo le cose
ora scrivendo
ora leggendo
per tutto questo
elementare stupore
da cui possiamo sempre
ricominciare
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