Scrivo poesie, perciò non so mai nulla.
Mi aiuta un cane che a memoria
conosce Omero.
E a memoria un giorno io vorrei
che venissi da me a perdere un po’
di quel tempo noto se cercherò di
mostrarti il mio rovo che ha sapore
pur senza avere un solo scopo.
Tutto il mio giardino è di questa fatta
e prima credevo che un altro mondo
vi fosse, veramente (spaesato altrove
immaginato dallo stupore dei bimbi)
col suo faceto corpo di romanzo
di avventura un po’ vigoroso
di severo sergente un po’ luminoso
di quell’azzurro fiore…
Né capivo la curiosa trasferta
di quanti da quel loco il dì di festa
accorrevano a lodare soltanto
non cogliendo un solo fiore
non cercando un frutto di addentare
come se dovessimo la vita
più che a Dio all’istituto dei musei…
Poi, mi resi conto: in un baleno
e lo volle certo solo Dio,
ché non avevo fatto un cammino,
pregato demoni o bevuto un veleno.
Mi si rivelò micidiale, ultimo, il vero.
Oltre questo giardino non c’è niente
e la poesia che in tutto ho coltivato
sola nutre quella ripida fine
che attraversando gli occhi e il cuore
tutte le cose fanno
senz’altro progetto che andarsene
dileguare, inconsapevoli, sparire…
Io sono nell’eterno da un pezzo:
da bambino Dio mi scelse poeta.