mercoledì 19 maggio 2010

Qui è sopravvivere

Basta a questa vita

un piccolo inciampo di luce

che se ne scappa

col diversivo del piovere

e il naturale dolore


Lo spazio di nessuno

capriccio del tuo nome

nella fatica

tanto consumato

e del pane che si rinnova


il liquido languore

che la fame cuce al suo male

e non diventa cibo

e non si piega neppure in cose lise

e magari spinge invece

nel procedere qualunque


qualunque

come si deve


E cos'altro ci rimane?

quando picchiati dai chicchi di pioggia

per cieli rotti nei mattini stracci

uno speciale sapore di gioia

stralunata

ci incontra come un lutto

addosso

nel campo muto del fulmine

prima del prossimo sconquasso

qualcosa

più della scuola e più della vita

messe assieme

profondo e lieve

qualcosa


come il tocco dell'angelo

è di così sottile…

che ci importa

e per ogni nostra cellula

autorevole segno e misura

qualcosa per il quale ancora

le parole però io non ho

qualcosa che

occorre per conoscere e capire

a fondo

il mistero qualunque della pioggia


la pioggia è molto di più

tra semine, paludi e sepolture

molto di più

dietro le nostre paure

qualcosa

che la pioggia

tutto interessando

ancora

dopo tutto non bagna

ed ogni volta

che è terribile dirlo

così toccati

dietro questo schermo di scherno

inutilmente consumato

qualcosa qualunque io

sappiamo ancora piangere

al solenne schiaffo di questa vita


che neppure rivolto a noi

costruisce un altro treno

per andarsene soltanto


con la sua piccola luce

che non fa il biglietto mai


e non possiamo neppure multare

reclamare protestare

ragionare


rimaniamo asciutti anche di lacrimare

per questa feroce pioggia che arriva

e che ancora schifa di noi


l’ipotesi soltanto

di poterci accompagnare

e ci lascia qui


©Gabriele Via

martedì 18 maggio 2010

Poesia con colpo di tosse

Pensa a un colpo di tosse

ma ciò non ti distragga:

avere torto non basta.


La cosa migliore all'inizio

è avere torto e molta pazienza.


Pensa a un colpo di tosse con pazienza;

pazienza al punto di,

disponendo del vero,

offrirlo questo inesprimibile vero,

con o meno il colpo di tosse

e senza sapere dove si sarà

andata a sedere la verità…

Ma sapendo invece per certo

che verrà capito al contrario

e contro di te subito rivolto

come un colpo di tosse

(e come vorresti sperare il contrario?)

e sapere (e qui sei proprio solo, in croce)

di averlo saputo prima

che sarebbe andata così

-talmente è scritto in tutte le cose-

eppure ancora ridere e brindare

e caso mai alla fine perdere

perdere veramente

perdere tutto


Ma se sai capire che questa

forse è la miglior cosa

(ti ricordi il sigillo delle età?)


poesia, vita e tosse insieme

e non ti sei fatto distrarre

dalle ragioni di ogni irragionevole cosa

dal malanno come dalla sanità…


Allora intona il tuo canto:

io ti aspettavo, da tanto,

ti aspettavo già.


©Gabriele Via

giovedì 13 maggio 2010

L’età che non basta

ma cosa vuoi sapere?

è un periodo così:

ho sempre avuto un’età che non basta


(puntini puntini)


mamma nacque in cima al porto

e non lo sapeva

o vi si trasferì la famiglia

molto presto

in Via Zamboni

darsena di giovani cuori

tra l’Accademia e l’Università


(puntini puntini)


ho sempre avuto un’età che non basta

cosa vuoi sapere?


era il maggio odoroso


io vivevo coi miei

vicino a un ospedale


(puntini puntini)


non avremmo impedito al sole

il chiacchiericcio dei pianeti


lasciando invecchiare eternamente

la liquida lingua


così come avrebbe poi fatto

senza rompere il muso ai diversi


e saremmo perdurati anche noi

senza sopprimere i nemici


vedi


invecchiano e cadono i denti

ma la lingua come il mare

ci spiaggia in faccia

ad ogni istante

l'ultimo sogno

agitato dall'onda

ed è fresca

fino all'ultimo saluto


ci sono certi che si ricordano

chi sono gli altri


in questo preciso istante

io - sempre avuto

un’età che non basta

e ma dove eri finita

tu - un minuto fa

anima gemella della mia cecità…


(puntini puntini)


Aristotele come metafora

l'antica saggezza del fare


è il sole che riabilita

dalla continuità incognita della notte

l’ombra tangibile di tutte le cose

e bisogna pure scaturire, un giorno

arrischiarsi, da qualche parte

per qualche arte


(puntini puntini)


e si smette la pioggia

rapida nel trascriversi a terra

in ogni suo capriccio


aprendo così l'ascolto

d'altri acuti veli


in realtà la poesia

è un lavoro vacuo di squadra


tutto un giorno si intrufolò

nella trama dei colori


la testa ancora non sa

di essere nata dal cuore


e tutto questo

e la misura di ciò che sei

un chi completo delle sue

sbrecciature

a partire dagli occhi di mamma

che ti hanno saputo ritrovare

quel giorno

nell'ultimo suo sorriso

su di te


(puntini puntini)


e c'è forse qualcosa di brutto

tra tante belle cose che non servono

a niente?

nossignore


e di emendabile

in tanti perfetti proclami

sulla giustizia e sulla verità

per lo più slanciati nell'indifferenza

generale? neppure


a tutti è nota la fiaba

dove nessuno plaude

se prima re o regina

non abbiamo decisamente

plaudito


si pone allora il problema

del buon gusto

del buon senso

del buon costume

del buon giudizio


il pubblico


il pubblico da un po'

è stato informato

che oltre a fare clap clap

con le mani

può e deve esercitare

il diritto dovere del voto

decreta una briciola procapite

di sovranità

una sovranità senza sovrano

una fantasmizzazione

della più grave e seria

delle situazioni.


ciascuno può anche essere

analfabeta, però vota

questo è un principio


e ci si avventura ancora

nella sua difesa

senza conoscere lo stato di salute

del paziente


e con questo (ahimé unico)

gioco di prestigio

alla radice del sistema

ecco che ogni domanda

pura e semplice

ogni chi? perché? come?

scompare, viene inghiottito

dal mostro democratico

della rappresentazione

della volontà popolare


…ma il popolo

dopo un discreto

dosaggio di televisione

e pubblicità

dopo la sistematica distruzione

degli elementi tradizionali

della cultura popolare

il popolo

non esiste più


ora c'è il pubblico,

ci sono i tifosi

e i consumatori


bisogna ricostruire il popolo

occorrono altri endecasillabi


talvolta nei giardini

la domenica mattina

poche famigliole smarrite

che credono di giocare

tra colorate macerie di un ricordo

di una sana speranza

vista prima alla tv


tale altra alcuni turisti

con le scarpe riposanti

i pratici marsupi

e le guide

in quell'atteggiamento guaina

che consente loro

come a una compressa

che dovrà sciogliersi solo nell'intestino

di entrare nell'organismo

traversarlo tutto

senza che possa mai succederle nulla


bisognerà però ora mettere

il pubblico nelle condizioni

di capire che non capisce

pressoché nulla

della bellezza

e di ciò che è vero

e di ciò che è giusto

e di ciò che è buono


si fa presto a dire democrazia


ma la democrazia sempre

è stato un privilegio per pochi

e per meritarsela bisogna

studiare, conoscere, rispettare,

lavorare, offrire, credere...

e occorrono tutte queste cose

queste prerogative del cittadino

per poi trovare sempre

qualche maiale più uguale degli altri


una democrazia ridotta

a un regolamento

che legittima

un tempo scaduto

una voce non ascoltata


non è più una democrazia

ma l'idolo strumentale

di una tirannide assassina;

come oggi avviene in Italia


(puntini puntini)


ricordo le camerette

dove si organizzavano i ragazzi

i loro puri e ciechi attacchi

alla cittadella del mondo


le province franche dell'anima

in cui vi è sancito il diritto

a crescere tra principi e illusione


e i manifesti degli eroi

le belle fotografate

gli attori

i motti, le canzoni, le poesie


cartoline


cedole di eventi epici

il concerto del cantante americano

la già consumata planet of London


un bicchiere del pub di Dublino con le matite dentro


un manifesto del beaubourg


la locandina di un Euripide

quell'estate a Siracusa di cui ti resta

nell'analogia delle mandorle

un ricordo che dici essere il suo sapore


e poi la radio, il tavolo, le librerie,

la lampada e tutti i diversi

supporti musicali, affinati negli anni:

dalle bobine del geloso

al vinile in 45 giri a pile

le cassette

il cd

fino al computer

e agli mp3


ecco qua,

la finestra ancora aperta sul mondo

la poesia della bomba di Ginsberg

sul muro vicino la porta

ma ecco cosa?


è un periodo così


(puntini puntini)


riconosco arrivare

il sonno della guarigione


la tosse prende prima corpo

il catarro stacca e se ne va


ha un sapore speciale

dopo le pene del dolore

questo sonno sovrano

porta un respiro lieve

ed ha bisogno per un istante

di staccare la spina

da ogni paura del cuore

e con un sorriso

ti addormenta

per fare il suo segreto lavoro


e domani capiremo tutto


(puntini puntini)


ti voglio bene


periodo


soIidi gradi di sale grafico

annegati nel lago


passi la mano lieve

sul lenzuolo piegato


tra i sogni

o tra coriandoli


e le rose riemergeranno

a un certo punto del discorso

demolire improvviso fogliare

di demolizione

demolite parole

desolato senso

demolendo periodo

demolire e morire è periodare

di cui sappiamo il nascere

alluminio sciame

tende e lamiera

incantavenere

di crepuscoli

periodo oscillo

schema scheda

complicazione di calendari felici

ovone in cielo saltuario

preoccupazione di crisantemi

porcellana di pascoli

nomi di paese

nubifragi rampicanti

al termine di rauchi merli in volo

il numero trentanove

oh me, oh vita. essere o non essere

in metri di nulla cotto

freddo senza cappotto

sparso nei prati fin là raggiunti

e sgomitati, presupposti, fino a che


ti voglio bene


è il sapore di cosa succede


(puntini puntini)


ma la smetti di guardare le idee

ogni volta che incroci

qualcosa che vive


meglio il piccolo dolore

di quello che è

che la pera del tuo sì lo so


sparata in faccia

ad ogni creatura


ma cosa vuoi sapere?


è un periodo:

ci si nasce con un’età che non basta


(puntini puntini)


e la vita non solo è tutto questo

ma poi ritorna

con le lenti di un respiro

che ti rincresce


e il non bastare si basterà


cosa vuoi sapere

non basta che con un’età si nasca


occorre conoscere dell’albero

la mela cadere nel ribaltacielo


e amare tutto

ché tutto è vero


©Gabriele Via - giovedì 13 maggio 2010