giovedì 19 novembre 2009

ALLA RICERCA DI UN ORDINE... e alcuni chiarimenti mentre il motore parte

Imparerò a usare lo strumento come si impara a camminare: camminando.

Mi scuso pertanto se troverete alcune scomodità, dapprincipio... Ma forse anche a seguire.

Da quattro giorni ho iniziato a curare la mia pagina di Facebook con l'intento di veicolare la già detta uscita del mio ultimo libro. E la mia attività di scrittura più in generale.

L'ultimo libro: si tratta di una Agenda-Haiku. Un progetto che ho curato assieme a Lavinia Turra; un'agenda perpetua che presentasse per ogni giorno (una pagina, un giorno) una poesia Haiku.
Questo progetto è ora nelle librerie italiane per Corbo Editore.
Sulla pagina di Facebook ho deciso di pubblicare un Haiku al giorno, tratto dall'agenda per gentile concessione dell'editore.
La grafica che impongo di volta in volta agli Haiku non è quella dell'Agenda. Ora ho subito pubblicato i primi haiku, da domani terrò in parallelo le pubblicazioni. Quando poi sarò capace le linkerò semplicemente. Se ha un senso, se si può e se è funzionale.

La mia scrittura in generale: ho scelto di delegare alla poesia Articolo quattro, comma secondo (pubblicata come prima opera a seguire l'editoriale) il compito di sostituire il manifesto etico, poetico, estetico. Il riferimento del titolo vuole coniugare due termini che già nella Grecia classica (faccio qui riferimento a Giorgio Colli) erano bastantemente indicati e definiti come reciprocamente altri. Intendo dire il termine politico e il termine mistico. Io, e non sono certo il solo, sono profondamente convinto che sia possibile (moralmente lo considero un dovere) integrare la miglio luce di questi due aspetti. Credo anche di essere consapevole che questi due termini abbiano subìto nel cuore del secolo scorso una pericolosa strumentalizzazione entro i tragici orizzonti linguistici del delirio totalitarista, italiano prima e tedesco poi. Ciò non di meno rivendico la dignità, la profondità e la ricchezza: in una parola la fecondità di questi due termini, cercando io stesso, con le mie poche forze ma in prima persona con la scrittura, un'attualizzazione personale di una possibile integrazione. Mi rendo che è un tema classico e ricorrente. Per me, tuttavia, è proprio un sentimento personale ed esistenziale che mi coinvolge, mi mobilita, mi interroga. 
Leggendo l'articolo 4 comma secondo della nostra Costituzione della Repubblica Italiana: 
"Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società." 
apparirà evidente il fondamento civile del mio intervento poetico. 
Ma non può esaurirsi certo in un afflato a senso unico dalla poesia alla civiltà, una vocazione di scrittura che voglia integrare le due categorie di politico e mistico. Occorre anche il motore inverso. Occorre cioè che vi sia uno slancio autorevole e insieme popolare dalla civiltà (in qualunque condizioni di salute si trovi) alla poesia. Questo è più necessario del primo movimento a mio giudizio.
Ne parleremo, spero. So che ce n'è un grande bisogno.

Oltre a questo mandato morale, storico, educativo della scrittura; sono profondamente coinvolto dall'ispirazione mistica per il verbo di lode. Intendo ciò con la maggior gamma possibile di accezioni. Vorrei contenere in questa difficile e forse per certuni polverosa definizione, tanto il Salmista che certi luoghi di Montale. La spiritualità della parola non è una questione religiosa in senso istituzionale, ma è un'esperienza religiosa in senso vitale.
Io vivo quotidianamente dentro il miracolo rivelato della parola. Scrivo ininterrottamente mio infinibile taccuino di lode per la vita. Ritengo, coi miei limiti in natura e cultura assai evidenti, di essere un onesto lavoratore della lode in parola. Dio questo mi ha dato, e, da quando credo di averlo capito, questo io cerco di perseguire come il mio cammino. Così scrivo, così come respiro. Non importa che ci sia un contesto precisato e programmato entro cui intervenire. Scrivo come un animale lancia il suo verso nella notte, scrivo come il vento che decide inatteso di sgusciare da dietro le foglie... scotendo la natura. Scrivo. Considerando il dono enorme e sapendo che ogni parola che mi riesce di restituire scrivendo aumenta il mio debito, non lo diminuisce. Come l'amore, scrivere è un'azione esclusivamente in perdita. Prima lo si sa, meglio sarà.
Il carattere dominante di questo aspetto della mia scrittura che ho scelto di presentare per secondo, essendo in verità il principale in ogni senso, è la gioia.
Una gioia terribile, se posso ancora usare queste due parole nella loro prossimità. Esiste una gioia, su cui tutto si fonda, la quale non si fonda su nulla. Lei è responsabile di qualcosa di divino (potremmo dire in un linguaggio specifico che si tratta di un angelo) che in noi mobilita pensieri parole e azioni. Il cuore è il luogo in cui alla lettera atterra questo spirito di fuoco... e incarnato nel mistero della vita ecco che ci disseta. 

Quindi, in poesia e in riflessioni, tenendo queste due barre sempre presenti, inizierò... no: ho già iniziato, questa navigazione.


Gabo

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