Le cose che penso se ne vanno
non le accelero non le freno
non pretendo che ogni cosa scritta
venga accolta come un mazzo di fiori
alle volte uno specchio
è più gradito
dipende da che ora è
ma quando si scrive
è tutte le ore
le donne, belle divengono vecchie
io, chiaramente, sono antipatico
e i ciechi scorazzano
felici e contenti di guardare le figure
coi loro prossimi disastri
incastrati nei sorrisi
e se maggio mi incontrerà muto
in soli cataclismi di respiro
busserò io la mia voce di pezza calda
ad una porta mai prima nota
per una sola buona compagnia
capendo forse allora
questo sapore di far visita
come un tempo
come qualcosa che è la mia età
o una cultura, che vive ancora
e odi il rumore di motori intermittenti
dai giardini tra tosaerba e soffia foglie
seghe che potano ed altri arnesi che non sai
a quest’ora c’è gente che sta parlando
si accendono le micce
si progettano cose da far meraviglie
la luna è una specie di mare
che sta nel cielo
cova la voce dentro
i nostri sistemi nuvolosi
un poco si tace
molto nel vento
nel frattempo dei tempi
scoppiettano come una luce
scintille di qualcosa
in un dove e in un come
per cui torni a pensare a te
l’unica cosa che sai fare
ma non vale gran che
sei sempre lì che cerchi di
organizzare al meglio il tuo funerale
ma non lo sai
lo chiami in altro modo
questa cosa che credi sia una moda
ma perché si torna a casa la sera?
Così naturalmente sgraziati
Poi qualcuno muore,
la madre, il padre, un fratello
una zia, un amico, uno che era…
(ma non sta bene dirlo)
e ancora sei della medesima
stoffa ignorante
cresciuto solo in sfacciataggine
e maniere diverse
di sputare sulla natura
avendo ormai caricato tutta la tua mente
dentro il sistema della televisione
fisica, metafisica, morale, stato
ed ogni tipo di celebrazione
Le cose che penso se ne vanno
non le accelero non le freno
poi la morte viene
e ti accorgi con sgomento
che il cinismo ha preso gli occhi
i respiri le mani
le labbra
di una intera generazione
di un popolo
era meglio restare superstiziosi
che passare la vita a insaponarsi
di questa scienza di bagatelle
ricordo che alla morte di un mio fratello
ero preparato da un pezzo
e mi toccò scrivere e fare un biglietto
che fosse bello,
provai rabbia, verso nessuno
d’impeto dico: non a comando,
la linea della mia penna (avrei voluto
ché la morte arriva e ci stizza
ma invece forse era proprio così
e non ne volevo sapere
era a scomodo comando
bisognava trovare lo spazio
per inginocchiarsi
veramente
giù
piano
completamente
sassarsi a terra in polvere
ricordo quindi dei miei necrologi
un’abilità (come avere un passaporto
in un galeone di profughi
sprovvisti di ogni documento)
che mi sorrideva come una smorfia
io dovevo restare nudo
aperto attento
e cogliere sulle bocche
dei cuori muti
una parola
un sussurro taciuto
un desiderio annegato nel pianto
e intanto fingevo di compendiare
bibbie, volumi ed altre cartacce
e quest’abilità d’angelo Gabriele
cattiva perché senza intenzione
e neppure amore
mi teneva al lavoro
come un medico (immagino)
sul cuore aperto di un paziente
dovevo scrivere
come Achille combattere
era nelle cose
e da allora spesso mi dico
non so mai se mi divertirò
con la coda delle luci in festa
unendomi al coro dei felici
se non dimenticando
ed ho imparato
senza sapere
come ti accorgi di
esprimere un concetto
semplice e chiaro
in una lingua prima straniera
ho imparato a dimenticare
catapultato in un eterno
e senza la scuola per dirlo
e senza altro vangelo da portare
È mancata la luce all'improvviso
e subito dai soffitti dell'esistenza
si leva l'urlo dell'istante vita
come mani di idee ad acciuffare
brandelli di cielo che non si possono
sopportare…
oh natura, natura
forse è il tempo di governare assieme
sono stanco delle connivenze
tra teologie e scienziati pazzi
in questo mare immerdato
sulla commedia del mondo
il pannolino esplode
e la verità risponde alla verità
allora il re nudo per piangere
non troverà neppure un fazzoletto
alle volte uno specchio
è più gradito
dipende da che ora è
le cose che penso se ne vanno
non le accelero non le freno
©Gabriele Via Bologna giovedì 6 maggio 2010