Un tempo questa poesia finiva qui.
Poi è risorto l’interlocutore.
Sono successe allora altre cose
meritevoli d’inclinare accenti;
e vi furono aggiunte e smentite,
finché alla fine arrivò l’inizio.
L'inizio della vita
è guardare la neve
come luce silenziosa posata
sul lenzuolo dipinto dell'anima.
E guardando credere e credendo
essere la conseguenza logica
della gioia tanto desiderata.
Ma di qualsiasi cosa
volessimo ad un certo punto parlare
parliamone un minuto soltanto
o forse due
quel che basta
"al chiacchiericcio liquido dei passeri,
entro il dolce rumore della vita"
ma appena che si raggiunge
questo in questo stare
benedetto
e nient'altro per lo meno brigare.
Ma vi fidereste voi di noi?
col dolore che portare
il dolore che portiamo
noi per le scale che non vedete
sapendo poi soltanto
che un tempo tutta la poesia
finiva lassù, prima di tutto:
vi fidereste voi ancora di noi
che la tiriamo così per le lunghe?
E questo che sembra non centrare
cari miei, siamo così vicini,
è il grado cieco del sopravvivere
io non ne sono esperto più di tanto
ed alla cieca qui tramando strofe
di una lingua che non conosco
mi fu detto di creare occasioni
il respiro di turbare in un baleno
eppure talvolta per un solo istante
per un istante solo talvolta eppure
mi par di sapere così bene che
la bellezza non ha argomenti
e potrei diffondermi in improvvise
lezioni su quest’angolo cieco di luce
barattolo di spigoli colorati
ove ciascuno all’insaputa prende
la sola porzione di meraviglia
proseguendo il masticato cammino
potrebbe invece cogliere ogni altro
come la chiamata inattesa di Dio
un gesto di sparviero tremante
la promessa di un mare tra le schiume
un ben maggiore capriccio di cose
che turbando tutto il cuore rinnova
ma questo non può neppure la poesia
ché non aggiunge a tutto il creato
una sola lettera se pure mancante…
Un tempo la poesia finiva così
e nessuno credeva che il cuore
sapesse volare tanto distante
l’incolmabile distanza della prossimità
quella che nessun verso mai colmerà
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