
venerdì 26 febbraio 2010
mercoledì 24 febbraio 2010
martedì 23 febbraio 2010
La solitudine di un albero
La solitudine di un albero
avviene all'improvviso
davanti alla parola
bene o male
col suo spazio
di tutti
di nessuno.
Alcune cose aspettano da te
il nome
il sole indietreggia
nel rumore dell'acqua
finalmente il disegno
si compie.
Nel mio cuore qualcosa
come una strada alla fine
si consuma
sono pronto a vivere
all'improvviso
davanti alla parola.
A un passo dall'idolatria
la libertà.
©Gabriele Via Bologna 22 febbraio 2010
martedì 16 febbraio 2010
il cuore segreto della festa
È come un bacio
Le briciole sul tavolo
la cucina avvolta
nel silenzio spicciolo
che nessuna storia conterrà
Poi arriverai nel pieno degli anni
con la tua bardatura di opinioni
variamente traforata di esperienze
Ti sveglierai prima del solito
per un raffreddore canino
un mattino che tutti
proseguono a dormire
giorno sperduto tra i giorni
E nell'incanto verticale e orizzontale
del respiro ritrovato
con la luce di un enigma risolto
la cucina avvolta
nel silenzio spicciolo
vedrai le briciole sul tavolo
E ti sembrerà, nel cuore degli anni
di avere svolto un compito
afferrato una piccola verità
un oracolo che nessuna storia
porterà
(Poi, se lo devo proprio dire,
è certo che in quell'ora non scalpiti
per andartene da qualsiasi parte
perpetuando l'eco di uno stupore;
neppure però muori dalla voglia
di morire)
Sai che è l'ora di continuare il viaggio
e ti metti a sedere in ascolto
riposando di non dormire
ma più stupito da un fatto:
che per dire "fermo" muovi la lingua
È come un bacio
fermarsi un solo istante
tutto si muove
martedì 9 febbraio 2010
bisogna essere amati
La più antica delle ragioni
avendo una volta intuito
non ragiona più
ed avendo dapprima tutto
per bene misurato
non misura più nulla
bisogna essere amati
per apprendere una lingua
questa è la prima salute
bisogna essere desiderati
per esprimersi pienamente
è così che si nasce alla vita
l’unione è un mito sperato dagli analisti
pentiti dell’appetito che li spinse
a staccare il frutto prima che cadesse
ad aprire il guscio prima dei solstizi
a dire prima di vedere
e tagliare, sezionare, dividere
separare le fiamme dal combustibile
e inventare dunque il nulla
ma il nulla non è da nessuna parte
quel che c’è è quel che c’è
il resto è linguaggio
bisogna essere amati
per entrare nel sentiero del linguaggio
altrimenti il dolore dell’eco
dell’essere che ti sbatte in faccia
è più micidiale d’onde d’oceano
bisogna essere amati
per la più antica delle ragioni
e questo amore primo
è Dio solo
per sempre
per tutti
libero e potente
ma i più continuano a confonderlo
con qualcosa:
spaventati
dalla più elementare semplicità
bisogna essere amati
per la più antica delle ragioni
amare.
venerdì 5 febbraio 2010
Ho toccato un cielo di pochi giorni
Ho toccato un cielo di pochi giorni
nel crocevia delle rose
il naso esausto nel cuore del mondo
ma prima, poco prima di partire
mi è sembrato di capire
rovinando il sogno
in un volto a caso colto ridere
La poesia da sola non ce la fa:
ha problemi di spazio, di capacità.
È tutto un groviglio
che dà ragione al carnevale
e non risolve la questione
Forse lo slancio disbroglia nel tuffo
"il consueto inganno"
Forse neanche gli angeli ce la fanno
Se ce ne usciremo con un premio
nessuno per scienza ce lo può dire
C'è però già dato un sacro ufficio
nella speranza: la cura da offrire
il sapore masticato della croce
della vita, questo sapore
e questi ancora occhi per vedere
a lume di naso contro il mondo
tutto o in parte il nascere infinito
la sua luce di pienezza
che urla e si scatena
nel volto buono dei fanciulli
La poesia da sola non ce la fa
dobbiamo accreditare nuove misure
arriva un giorno, in verità
che ti sarà chiesto di giocare
tutti i gesti delle tue preghiere
similmente adoperati
come lo furono le paure
E nella sola luce di un cortile
il crocevia delle rose
la legge, la luce del mondo e la luna
il bambino ama ancora e prima
di sapere cosa dire
affidato solamente alla fortuna
©Gabriele Via
lunedì 1 febbraio 2010
Oracolo di Gerusalemme romana
Orgoglio e vergogna fanno questo vino amaro
e giusto a sgretolati calici.
Beviamone, quindi. Amarmente
per san Michele, vanto dei sordi.
Non questa chiesa
ma le altre sette,
settanta volte sette, chiese…
…Non questa paginetta
rispose
non queste parole
ma le altre settanta,
nubili tutte, e sempre altrove.
Non questa lettura, di ora
Ma le altre tutte ancora
Non questo intendere
in sortilegi di lingua fine:
l'audace o il lento capir capito…
Né l'alludere complice o infido
Ma oltre: fino alla primavera di tutto.
(Quando l'incrollabile era: il suo regno)
Non tu.
Ma l'altro tu, nato per un sì.
E in questo tenero e terribile
Acconsentire
Tutto il bene che sai intendere
E vuoi poter sentire
Ora, qui.
Qual'è dunque il tuo contributo?
Cosa cerchi oggi
leggendo?
spirto turista di parole e sguardi
Ora,
devi fare la tua giusta fatica.
Tra i brevi nati
Umana, civile, secondo spirito e verità
Porta la tua meschina croce
dell'anima al monte dei pietosi ulivi.
Impegnala con gli spiccioli bucati
Di un'altrettanta menzognera indulgenza...
-pentiti
delle forme ipocrite di pentimento!-
…ché l'hai già richiesta.
Domani ci troveremo
leggeremo inni, canti
scriveremo di amori
o di sentite preghiere
E nuove poesie
allora, libere e necessarie
come fiori di vita verranno.
Come se tutto dipendesse da te,
sapendo che nulla dipende da te:
sii grazioso, solamente.
Né poco, né troppo:
la tua vera parte
per chi veramente sei
immagine di lui
osa la somiglianza di un gesto
e sarai popolo nel cuore di Dio.
E sia cuore di tuo pugno
altrimenti non c'è poesia
ma delitto, ancora, solennità
e la consueta, bolsa, idolatria.
Finché ragioni,
comodamente garantito,
sei morto.
Mentre che il tarlo sgretola
nei tuoi sordi dubbi
mattoni e granito.